Donne che hanno fatto l’Europa, di Elisa Bilancia e Beatrice Bonardi

Donne che hanno fatto l’Europa, di Elisa Bilancia e Beatrice Bonardi

Raccontare il ruolo fondamentale delle donne nella costruzione dell’Europa moderna è l’obiettivo principale del volume “Donne che hanno fatto l’Europa“, pubblicato nel 2017 dal Senato della Repubblica Italiana. Spesso trascurato, il contributo delle donne provenienti da vari Paesi firmatari dei trattati europei è stato determinante sia dal punto di vista teorico che politico. Nonostante la loro significativa partecipazione, le donne hanno troppo spesso ricevuto scarsa riconoscenza a causa delle dinamiche sociali e politiche che le relegavano a ruoli marginali all’interno delle istituzioni. Basti pensare che nel lontano 1952, su 78 membri dell’Assemblea comune della CECA, solo una figura femminile era presente. Solo a partire dal 1979, con l’introduzione dell’elezione diretta del Parlamento europeo, la presenza femminile ha cominciato a crescere gradualmente, raggiungendo il 37% alle elezioni del 2014. Un momento significativo è arrivato nel 2019, quando Ursula von der Leyen è stata eletta Presidente della Commissione Europea, segnando un passo importante verso una maggiore rappresentanza femminile in ruoli chiave delle istituzioni europee. Il volume “Donne che hanno fatto l’Europa” è dedicato a dodici donne pioniere, le cui visioni e i cui valori hanno contribuito a plasmare un’Europa più equa e inclusiva. Attraverso il loro impegno e la loro passione, queste donne hanno lavorato per un’Europa che riconoscesse e valorizzasse il ruolo delle donne nella società e nella politica. Il loro esempio continua a ispirare e a insegnare, dimostrando che la forza della loro visione ha ancora molto da dire nel contesto attuale.

 L’antesignana: Anna Siemsen

Anna Siemsen, figura chiave del Movimento Socialista per gli Stati Uniti d’Europa nella Germania del dopoguerra, fu una poliedrica intellettuale impegnata in molteplici ruoli: pedagogista, femminista, ed europeista. Convertitasi al pacifismo durante la Grande Guerra, il suo impegno per la pace e l’educazione si accentuò nel dopoguerra: sosteneva la necessità di introdurre una visione di Europa unita anche nell’istruzione. Difatti, per tutta la vita non si è stancata mai di predicare la necessità di un sistema scolastico che avesse, parole sue, «il bambino come punto di partenza» e «la comunità umana come punto di arrivo»: una comunità pacifica, plurilingue, plurireligiosa, pluriculturale, curio- sa e aperta all’altro, che si sarebbe lasciata alle spalle l’autoritarismo, il militarismo, il nazionalismo, l’odio per il diverso e, inevitabilmente, la guerra.

La suffragetta dell’Europa: Louise Weiss 

Louise Weiss è stata una figura straordinaria che ha lasciato un’impronta significativa nella storia politica europea. Nata nel 1893 ad Arras, in Alsazia, ha dedicato la sua vita alla promozione della pace, dell’uguaglianza e dell’unità europea. Attraverso il giornalismo, la politica e l’attivismo, ha sostenuto con fervore il movimento femminista e pacifista. Durante la Prima Guerra Mondiale, si è distinta come infermiera volontaria e ha abbracciato il pacifismo senza riserve. Fondatrice del settimanale “L’Europe Nouvelle” nel 1918, ha promosso ideali di pacificazione e unione europea. Ha sostenuto le proposte di Aristide Briand per un’Europa federale e ha lavorato attivamente per l’uguaglianza di genere, contribuendo alla lotta per il diritto di voto delle donne. Negli anni ’30, ha continuato la sua battaglia per il voto femminile e ha fondato l’associazione “La Femme Nouvelle”. Nonostante non sia stata eletta al Parlamento francese, ha continuato a promuovere attivamente la pace e l’unità europea. Durante la Seconda Guerra Mondiale, si è impegnata nella Resistenza francese. Dopo il conflitto, ha continuato a sostenere l’unità europea attraverso il suo giornalismo e il suo attivismo. Nel 1979, all’età di 86 anni, è stata eletta al Parlamento europeo, dove ha pronunciato un discorso appassionato sull’importanza della cooperazione europea per garantire la pace e la prosperità. Louise Weiss ha lasciato un’eredità duratura, dedicando la sua vita alla difesa dei valori europei di pace, democrazia e solidarietà. La sua determinazione e il suo impegno continuano a ispirare generazioni successive nella lotta per un mondo migliore.

 La postina: Ada Rossi

Ada Rossi è stata una figura determinante nel sostegno e nella diffusione dell’ideale federalista europeo durante il periodo fascista e oltre. Nonostante fosse relegata al ruolo di “moglie di” Ernesto Rossi, ha giocato un ruolo cruciale nella diffusione del Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, tra il 1941 e il 1942. Ada, insieme ad altre donne della resistenza italiana, ha agito come staffetta, trasportando materiale e comunicazioni tra Ventotene e il continente, sfidando i controlli delle autorità fasciste. Durante gli anni di confino a Ventotene, Ada ha sostenuto attivamente il marito e ha contribuito alla circolazione delle idee federaliste tra gli oppositori del regime. Dopo la caduta di Mussolini, Ada ed Ernesto hanno continuato a promuovere l’idea di un’Europa federale, partecipando alla fondazione del Movimento Federalista Europeo e lavorando per estendere la rete di contatti con i movimenti antifascisti all’estero. Il loro impegno politico non si è esaurito con la fine della guerra: Ada ha continuato a sostenere l’ideale federalista europeo e ha espresso delusione per il fatto che l’Europa post-bellica non abbia realizzato pienamente gli obiettivi del Manifesto di Ventotene. Ha continuato a promuovere la visione di un’Europa unita e sovranazionale fino alla sua morte nel 1993, rimanendo fedele alle idee e agli ideali che aveva condiviso con il marito e gli altri federalisti.

L’Europea errante: Ursula Hirschmann

Ursula Hirschmann è stata una figura straordinaria nel panorama politico europeo del XX secolo. Nata nel 1913 a Berlino da genitori ebrei non praticanti, si distinse fin da giovane per il suo impegno politico e la sua intelligenza. Durante il regime nazista, fuggì in Francia e poi in Italia, dove incontrò Eugenio Colorni, con cui sposò e si impegnò nella resistenza antifascista.  Il suo contributo più significativo fu alla redazione del Manifesto di Ventotene, fondamentale documento per la nascita dell’idea federale europea. Anche se la sua partecipazione precisa non è stata completamente documentata, fu sicuramente una figura influente durante quei cruciali momenti. Dopo la guerra, continuò la sua lotta per un’Europa unita e democratica, contribuendo alla fondazione del Movimento Federalista Europeo. Non limitò il suo impegno al solo ambito federalista: fu anche una pioniera del movimento femminista europeo, fondando “Femmes pour l’Europe” nel 1975, per promuovere la parità di genere e i diritti delle donne. Il suo lavoro politico, sia nel campo dell’integrazione europea che nel movimento femminista, rimane un’importante eredità per l’Europa contemporanea.  Ursula Hirschmann morì nel 1991, senza aver completato le sue memorie, ma lasciando un’impronta indelebile nella storia politica del continente.

La lobbysta nella rete: Fausta Deshormes La Valle 

La storia di Fausta Deshormes La Valle racconta il ruolo delle donne nell’Europa del dopoguerra e il loro impegno per ottenere riconoscimento e la parità nei processi decisionali e nelle istituzioni comunitarie. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Europa era dominata dagli uomini e dagli interessi economici, con poco spazio per i diritti, i sogni e l’uguaglianza di genere. Fausta, nata a Napoli nel 1927, giornalista e femminista, si unisce al movimento Femmes pour l’Europe fondato da Ursula Hirschmann nel 1975, diventandone una figura chiave dopo la morte di Ursula. Ella, attraverso il suo ruolo nell’ufficio stampa delle Comunità europee, cerca di sensibilizzare e mobilitare le donne riguardo alla politica comunitaria e alla necessità di una rappresentanza femminile nelle istituzioni. Nel 1977, fonda il periodico Femmes d’Europe con il sostegno della Commissione europea. Nel 1981, organizza un importante evento a Strasburgo sulla condizione delle donne in Europa, attirando l’attenzione internazionale sul tema. La sua militanza si estende anche alla promozione della partecipazione politica delle donne, incoraggiandole a votare e a candidarsi alle elezioni europee e nel 1979, con le prime elezioni a suffragio universale, Simone Veil diventa la prima presidente donna del Parlamento europeo. Fausta continua il suo impegno anche negli anni successivi, promuovendo reti e organizzazioni femminili e giocando un ruolo fondamentale nella creazione della Lobby europea delle donne nel 1990. Tuttavia, nonostante i suoi successi, Fausta deve affrontare la discriminazione e la mancanza di riconoscimento, lottando per ottenere i suoi diritti pensionistici e affrontando una malattia causata dall’amianto presente negli edifici delle istituzioni europee.

 Madame Europe: Simone Veil 

Simone Veil è stata una figura politica di grande rilievo, nota per i suoi gesti significativi e il suo impegno instancabile. Ebrea sopravvissuta all’Olocausto, è diventata un simbolo della riconciliazione europea e della difesa dei diritti umani. Durante il suo mandato come ministro della Sanità in Francia, ha portato avanti riforme importanti, inclusa la legge sull’interruzione di gravidanza del 1974, conosciuta come “loi Veil”, che ha legalizzato l’aborto entro le prime dieci settimane di gestazione. Come presidente del Parlamento europeo, Veil ha lavorato per consolidare l’unità europea e promuovere la solidarietà tra i popoli. Ha difeso i diritti delle donne e ha contribuito alla creazione della commissione per i diritti delle donne e le pari opportunità. Veil ha anche affrontato le sfide dell’istituzione del Parlamento europeo, lavorando per migliorare l’efficienza e la trasparenza dei suoi processi decisionali. Ha sostenuto iniziative per combattere la fame nel mondo e ha difeso i diritti umani a livello internazionale. Anche dopo il suo mandato politico, Veil ha continuato a impegnarsi per la memoria dell’Olocausto e per l’ideale di un’Europa unita. Ha lavorato attivamente per il riconoscimento dei valori fondamentali dell’Europa e ha promosso il dialogo e la cooperazione tra i paesi membri. In sintesi, Simone Veil è stata una figura straordinaria che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia europea, attraverso il suo impegno politico e la sua lotta per la pace, la giustizia e la solidarietà.

Donne al lavoro

La signora del soccorso: Margaretha Albertina Maria Klompé 

Marga Klompé, figura di spicco ma spesso trascurata, nacque nel 1912 ad Arnhem da una famiglia cattolica. Dopo la laurea in chimica, si impegnò nella Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua carriera politica iniziò nel dopoguerra, partecipando alla redazione della Dichiarazione universale dei diritti umani e diventando la prima donna a ricoprire cariche governative nei Paesi Bassi. Klompé si distinse per la sua sensibilità sociale e per i suoi contributi alla sicurezza sociale, alla cultura e ai diritti umani. Pur affrontando critiche, mantenne un’impronta pacifista e solidale. Il suo impegno europeista e la visione di un’integrazione orizzontale furono evidenti nel suo discorso del 1955 sull’UE. Morì nel 1986, lasciando dietro di sé una fondazione e il motto “Le persone possono cambiare il mondo”.

 La signora dei consumi della vita privata: Christiane Scrivener

Christiane Fries, conosciuta come Pierre Scrivener dopo il matrimonio, è una figura poco nota della vita pubblica nonostante il suo impegno politico. Nata nel 1925 a Mulhouse, era una donna competente nel campo della gestione finanziaria, con due lauree e formazione aggiuntiva presso la Harvard Business School. Nel 1976, fu nominata segretario di Stato ai consumi nel governo di Jacques Chirac, diventando la “Signora dei consumi” per le sue politiche liberiste e filoamericane. Le sue leggi sul credito, la protezione dei consumatori e la concertazione economica la resero popolare in Francia, portandola a essere eletta al Parlamento nel 1979. In seguito, come commissaria europea alla fiscalità e alle dogane, affrontò delicate questioni fiscali, contribuendo all’abolizione delle frontiere fiscali e alla riforma delle imposte. La sua strategia di depoliticizzazione e ricerca di accordi le valse il rispetto degli studiosi. Fries incarnava un approccio conciliante, preferendo la convergenza al confronto diretto e sottolineando la differenza di approccio tra uomini e donne in politica.

La domatrice del circo: Katharina Focke

Katharina Focke, nata Friedländer, ha vissuto una vita straordinaria dedicata all’Europa. Cresciuta in una famiglia profondamente coinvolta nell’integrazione europea, ha mostrato fin da giovane una visione cosmopolita del mondo. Dopo gli studi in economia e scienze politiche, ha iniziato la sua carriera come casalinga, ma la morte del marito nel 1961 l’ha spinta a entrare attivamente in politica. Attraverso il Partito Socialdemocratico (Spd), è diventata membro del parlamento tedesco e segretario di Stato agli Affari europei sotto Willy Brandt. La sua missione era coordinare le politiche tedesche verso l’Europa durante gli anni cruciali della Ostpolitik. La sua capacità di lavoro e di gestione è stata evidente nelle colazioni di lavoro organizzate per garantire un approccio coerente all’Europa. Dopo aver contribuito alla politica giovanile e familiare, è diventata deputata europea nel 1979, rimanendo in carica fino al 1989 e concentrandosi sullo sviluppo e sulla cooperazione. Pur affrontando la malattia, ha continuato a lottare per l’Europa e la giustizia sociale fino alla sua morte nel 2016, lasciando un’impronta indelebile nel panorama politico europeo.

La donna di spade: Colette Flesch

Colette Flesch, donna poliedrica, ha affrontato molteplici ruoli nella sua vita: deputata, sindaco, segretaria di partito e spadaccina olimpica. Nata nel 1937 a Dudelange, in Lussemburgo, ha dimostrato fin da giovane una determinazione straordinaria. Dopo una carriera sportiva nella scherma, si è dedicata agli studi laureandosi negli Stati Uniti e specializzandosi in relazioni internazionali. Entrata nell’amministrazione europea nel 1964, ha dimostrato la sua versatilità assumendo incarichi inaspettati, come l’agricoltura. La sua carriera politica è decollata nel 1968, quando è stata eletta alla Camera dei deputati e nominata rappresentante all’Assemblea comune della CECA. Nel 1969 è diventata la prima donna sindaco di Lussemburgo. Ha continuato a ricoprire incarichi politici di rilievo, diventando segretaria generale e poi presidente del partito democratico. Come vice primo ministro e ministro in diversi settori, ha dimostrato una straordinaria capacità di lavoro e competenza. Flesch è stata anche attiva a livello europeo come eurodeputata e direttore generale alla Commissione europea. Dopo un’intensa carriera, ha goduto di una meritata pensione, continuando comunque a essere coinvolta nella vita politica e amministrativa della sua città. La sua determinazione e dedizione sono rimaste costanti, portandola a essere riconosciuta come “borgomastro onorario” nel 2010.

La paladina del 119: Eliane Vogel-Polsky

Eliane Vogel-Polsky, figura chiave nella lotta per i diritti delle donne nell’Unione Europea, ha segnato un percorso politico ricco di gesti significativi. Laureata in legge, si è distinta per la sua attività accademica e la sua difesa dei diritti sociali. Dal 1961, ha collaborato con istituzioni europee, concentrando la sua attenzione sull’articolo 119 del Trattato di Roma, che garantiva pari retribuzione per uomini e donne. Ha sostenuto il caso Defrenne, portando alla storica sentenza del 1978 che riconobbe l’uguaglianza di genere come diritto fondamentale. Attraverso la sua attività politica e accademica, ha promosso direttive e programmi per le pari opportunità e l’eliminazione delle discriminazioni. Nonostante delusioni e ostacoli, ha continuato a combattere, rimanendo una voce critica contro l’ineguaglianza di genere e la mancanza di volontà politica. La sua morte nel 2015 ha rappresentato la perdita di una figura di spicco nella battaglia per i diritti delle donne in Europa.

La sognatrice dell’Erasmus: Sofia Corradi

Sofia Corradi è stata una figura chiave nella promozione dell’istruzione e della mobilità studentesca in Europa. Dopo essere stata respinta dalla burocrazia universitaria nel 1958, ha intrapreso una lunga battaglia per creare opportunità di studio e scambio culturale tra gli studenti europei. Nel 1969, ha contribuito alla creazione del programma Erasmus, che ha facilitato gli scambi universitari tra i paesi membri. Ha lavorato instancabilmente per promuovere il programma, ottenendo il riconoscimento e l’approvazione dei ministri della Pubblica Istruzione nel 1976 e il lancio ufficiale del progetto nel 1987/88. Il programma ha avuto un enorme impatto, coinvolgendo oltre nove milioni di persone nel corso di trent’anni e promuovendo la multiculturalità, la comprensione interculturale e la pace in Europa. Per il suo impegno, Corradi ha ricevuto numerosi riconoscimenti, culminando con il prestigioso premio “Carlo V” nel 2016, confermando il suo status di figura di spicco nell’educazione e nell’integrazione europea.

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